::16-22 giugno 2007::
Fatti, cronache, personaggi, interviste in diretta da Taormina dalla nostra corrispondente Maria Arruzza |
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domenica 17 giugno 2007
La storia siamo noi: a colloquio con Tornatore “Mi hanno sempre detto di no all’inizio e mi sono comportato sempre come se m’avessero detto di sì. Quando andai a proporre ‘Il camorrista’ al primo produttore, ricevetti subito un no. Uscii da quella stanza con un gran sorriso e contattai subito il mio primo attore, Ben Gazzara”, ricorda Peppuccio Tornatore presentato dal critico cinematografico Franco Cicero nella seconda giornata festivaliera. “La parola lezione mi mette a disagio, perché non ho mai pensato di dare lezioni a qualcuno. Ho pensato molto sull’argomento da trattare e alla fine mi sono risolto a parlare di un enigma. Il grande enigma: come fa un’idea a diventare un film? Ecco, ci hanno provato in molti, ma nessuno di noi ha trovato mai davvero una risposta. Posso parlare di quando nasce l’idea per un film, individuare il germe dell’idea nel tempo, ricordare il momento esatto in cui ho percepito che un’immagine, un fatto, un libro poteva diventare film. Ma come quest’idea si trasformi in pellicola ancora non lo so”. - Ti sei autodefinito uno spudorato raccontatore d’emozioni, là dove con il termine “raccontatore” si racchiude un significato più ampio, un approccio narrativo affidato alla voce, un cantastorie o cunta storie mentre le emozioni costituiscono l’habitat entro il quale i tuoi personaggi come isole si muovono… “Noi siamo centinaia e centinaia di storie… portatrici di storie. Tutti noi abbiamo un romanzo nel cassetto, e se non l’abbiamo lo avremo. Perché c’è la necessità di raccontarsi. La tecnica, diceva Pasolini, s’impara. E’ tutto il resto che è difficile imparare: strutturare, comprendere attraverso quali schemi narrativi si arriva allo spettatore. Perché da schemi finiti si possono creare storie infinite. Il cinema – insiste – non è morto, non morirà mai, s’è trasformato, si trasformerà ancora, ma l’essenza primordiale, la storia cioè, è sempre stata la stessa. Insomma cambia solo il modo di vedere e di fare i film e cambierà sempre”. - Ti chiedono spesso cosa pensi delle multisale e dei piccoli cinema che come il tuo cinema Paradiso sono destinati a scomparire… “La fine della sala non è più l’elemento cruciale della vita di un film; se ne può fare a meno. Non si può arrestare questo processo di evoluzione tecnologica. La tecnologia ci darà modi differenti di fruizione e alla fine sconfiggerà la pirateria nel momento stesso in cui la vita di un film si chiuderà nell’arco della sua stessa durata. Un film uscirà in tutti i supporti tecnologici possibili, contestualmente in tutto il mondo e alla fine della proiezione il produttore saprà quanto avrà guadagnato. Poi i pirati informatici potranno fare quello che vogliono”. - Così ci sarà bisogno sempre più di storie nuove… “La mia tristezza in questo momento è avere la capacità di pensare molte storie e l’impossibilità di realizzarle tutte. Fare un film attualmente è solo un incidente. Un’eccezione. Pensa se avessi la possibilità di farmi un film saltando tutti i passaggi necessari oggi: produttori da metter d’accordo, casting, scrivere ed elaborare una storia… Potremmo fare tutti il nostro film al computer. Poi se piace saranno i distributori a portarlo in giro…”. Maria Arruzza Etichette: In diretta dal festival, Lezioni di cinema Inserito da Maria Arruzza alle 1:33:00 PM0 Commenti: |
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